16 novembre 2005

Bush: inno alla pace a Kyoto, monito alla Cina

Da "LA STAMPA" di oggi:





KYOTO ( Cina )





Con un discorso che è stato un inno alla libertà, come lo fu l'orazione dell'insediamento, il presidente americano George W. Bush ha lanciato un appello alla Cina perchè «continui sulla strada delle riforme e dell'apertura»: «Più la Cina è libera, meglio sarà accolta nel mondo», ha detto. Il discorso di Kyodo, dove Bush ha compiuto e concluso una visita di 24 ore in Giappone, ha dato l'impronta a tutta questa missione asiatica del presidente americano, otto giorni, quattro Paesi e un Vertice, quello dell'Apec per la cooperazione economica Asia-Pacifico. Di fronte a una platea di un migliaio di persone, così composta da limitarsi a un applauso, quello finale, Bush ha citato Taiwan come esempio di società passata «dalla repressione alla libertà»: una frase destinata a suscitare reazioni a Pechino, anche se il presidente americano, atteso sabato nella capitale cinese, ne ha attenuato l'impatto confermando la tradizionale politica degli Stati Uniti di «una sola Cina»: no all'indipendenza di Taiwan, sì «a un maggiore dialogo» tra Taipei e Pechino, «senza cambiamenti unilaterali dello statu quo», ha ricordato Michael Greene, l'uomo dell'Asia nel Consiglio per la sicurezza nazionale. Ma ai cinesi sentirsi dire di fare come Taiwan, che Pechino continua a considerare una provincia rinnegata, proprio non piace: il ministro degli esteri cinese Li Zhaoxing prevede che il suo Paese ignorerà i consigli di Bush che irritano il sentimento nazionale. «Nel 21/o Secolo, la libertà, che è un valore universale, è un valore asiatico», ha affermato Bush: «È la libertà; che consente ai cittadini dell'Asia di vivere con dignità. È la libertà che lascia esprimere i talenti creativi del popolo asiatico. È la libertà che dà ai cittadini del continente fiducia in un futuro di pace per i loro figli e nipoti». E, ha continuato, «la gente dell'Asia sa di avere un partner nell'Amministrazione americana e un amico nel popolo americano», che possono essere d'aiuto «in quel che resta da fare» per acquisire la libertà. Il discorso di Kyoto, al termine di una visita bilaterale che ha confermato le ottime relazioni americano-giapponesi, si è aperto con un riferimento personale che, per Bush, ha dato la misura della trasformazione dei rapporti tra Stati Uniti e Giappone: «Nella Seconda Guerra Mondiale, mio padre e un ufficiale giapponese di nome Koizumi erano su fronti opposti. Oggi, i loro figli sono i massimi leader eletti di due Paesi liberi e il premier Koizumi è uno dei miei migliori amici nella comunità internazionale». Il tono di inno alla libertà del discorso è stato evidente, fin dalla prima parte dedicata ai rapporti americano-giapponesi: «La libertà ha reso le nostre due democrazie stretti alleati. La libertà è la base dei crescenti legami con altri Paesi della Regione. E, nel 21.o Secolo, la libertà è il destino di ogni persona dalla Nuova Zelanda alla penisola coreana». Bush ha ricordato ed elogiato il contributo giapponese alla costruzione della democrazia in Afghanistan e in Iraq («Il Giappone sta usando la sua libertà per fare avanzare la causa della pace e della prosperità nel Mondo. E il Mondo è migliore» grazie a ciò) e incoraggiato il premier Koizumi ad andare avanti nelle riforme economiche. Bush ha passato poi in rassegna gli impegni degli Usa nell'Asia, scorrendo tutti punti focali della sua missione di otto giorni: ha parlato della liberalizzazione degli scambi, della prevenzione della pandemia d'influenza aviaria, della stabilità energetica e dei riflessi ambientali, della lotta contro il terrorismo. Accanto alle storie di successo di evoluzione democratica (Bush, oltre che sul Giappone, si è soffermato sulla Corea del Sud e su Taiwan), ci sono «altre società asiatiche che hanno fatto passi verso la libertà, ma che non hanno ancora completato il loro percorso». Qui, si sono innescati i passaggi sulla Cina, dove la libertà politica non ha ancora seguito quella economica: «I suoi leaders - ha spiegato Bush - stanno scoprendo che quando la porta della libertà è anche solo socchiusa non può più essere chiusa». Riferendo un suo dialogo con il presidente cinese Hu Jintao, che gli illustrava la sua visione di «sviluppo pacifico» verso la prosperità, il presidente americano ha detto: «Il popolo cinese vuole più libertà d'esprimersi, di praticare la religione senza il controllo dello Stato, di stampare bibbie e altri testi sacri senza paura di essere punito. Andando incontro alle legittime attese dei cittadini di libertà e di apertura, i leader cinesi possono aiutare il loro Paese a divenire una Nazione moderna, prospera e fiduciosa». Accanto ai moniti e agli inviti, qualche promessa mitigata da condizioni. Bush ha rinnovato il sostegno all'ingresso della Cina nell'Organizzazione del commercio mondiale (Wto), purchè, però, Pechino stia al gioco della libertà degli scambi e della fluttuazione valutaria: «Mi aspetto su questo franche discussioni col presidente Hu». Nel suo discorso il presidente ha citato anche gli angoli dell'Asia dove la libertà non è ancora arrivata: la Birmania e la Corea del Nord, la cui ricerca di armi nucleari «può destabilizzare la Regione»: i colloqui a sei (le due Coree, Usa, Giappone, Russia e Cina che li ospita), «hanno portato a un impegno a denuclearizzare la penisola coreana. Ma l'impegno - ha concluso - deve essere tradotto in pratica».
Ma come caxxo è possibile una cosa del genere!?!?!?!

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