07 novembre 2005

La RAI di Berlusconi



La RAI di Berlusconi
Un video sulla censura nella tv pubblica, negli anni del centrodestra.
Dalla Guzzanti a Enzo Biagi, da Luttazzi a Santoro.
C’è un po’ tutto il risaputo (e un po’ meno di ciò che non si sa), nel video realizzato da Enrico Zaccheo La Rai di questi anni, e presentato il 6 ottobre dall’ associazione " Articolo 21 Liberi di ".
La platea (composta perlopiù da giornalisti, parlamentari, docenti universitari) ha applaudito con convinzione alla raccolta di frammenti di varie trasmissioni nell’occhio del berlusconiano ciclone che si è abbattuto sulla tv pubblica negli ultimi anni: dall’intervista di Enzo Biagi a Benigni prima delle elezioni a quella, ormai famosissima, di Luttazzi a Marco Travaglio, dalla Guzzanti stoppata con una velocità fulminea dal cda presieduto da Lucia Annunziata al diverbio telefonico tra Santoro e Berlusconi.
Insomma, ciò che c’è nel video si conosce, e comunque pone interrogativi interessanti, in tempi di stucchevoli discussioni su fiction rosse e nere (si veda Conti, Corriere della sera, 27/9/2005).
Quel che manca sono le risposte...
...non sarà compito di un video darle, si obietterà.
Forse.
Ma un video delle risposte può suggerirle.
Sul perché questo video non ci riesca, un’ipotesi c’è. Per affrontare il problema a fondo, sarebbe necessario andare ben oltre gli ultimi anni, quelli del governo Berlusconi.


AD ESEMPIO:
Come dimenticare la rimozione, nel 1962, di Dario Fo e Franca Rame da "Canzonissima " ?
O, ancora, il celebre ostracismo verso Beppe Grillo dalla fine degli anni ’80 in poi ?



A guardarlo con un’ottica più ampia, il problema della censura in Rai non è certo legato all’isterico dispotismo (pur palese) dell’attuale premier, ma alla perversa catena che lega la tv pubblica ai partiti, e che comprime le potenzialità della prima a favore degli interessi di parte dei secondi.
Democratizzare la Rai, negli anni, ha significato, e purtroppo significa ancora, non rendere l’azienda indipendente dal sistema politico, ma allargare lo spettro dei partiti che pian piano riuscivano ad avere accesso ai palazzi di viale Mazzini.
Più partiti, più democrazia.
E meno indipendenza, meno qualità, meno pubblico.
Nessun partito o forza politica che sia stato in qualche maggioranza, o anche solo all’opposizione, può vantare la propria innocenza e il proprio candore di fronte a quella che già nel 1968 Alberto Ronchey definiva “lottizzazione”, in una lettera a Ugo La Malfa.
E ancora oggi non ci pare di intravedere riflessioni realmente mature da parte di nessuno dei due schieramenti, ciascuno impegnato nel proprio calciomercato dei giornalisti, per arrivare alla prossima legislatura con le pedine già schierate sulla scacchiera. La propria scacchiera, per una partita che forse non avrà vincitori ma che avrà i soliti perdenti: la Rai e il suo pubblico.
Nel buio più completo della lottizzazione, la strada per la vera libertà d’informazione non passerà per caso per la strada della privatizzazione ???
Non per il modesto e trascurabile parere di chi scrive, ma per il parere, quello forse un po’ più importante, degli italiani, che nel 1995 si espressero chiaramente tramite un referendum ( si veda www.radicali.it).
O, da qualche parte (pure più attenta alla questione…) si crede davvero che per una Rai più libera basterà riavere Santoro ???
Questo è ciò che il video non chiarisce...




di Simone Luciani




Special thanx to
http://www.egovista.it/

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